La Soprintendenza speciale per i
beni archeologici di Roma ricorda con una
grande mostra la nascita dell’imperatore
Vespasiano avvenuta 2000 anni fa: Divus Vespasianus. Il bimillenario dei
Flavi. La mostra è curata da
Filippo Coarelli in collaborazione con la stessa
Soprintendenza, con il
Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bimillenario
della nascita di Vespasiano e con
Electa. Resterà aperta al pubblico
dal 27 marzo 2009 al 10 gennaio 2010. Racconta le
gesta degli imperatori flavi: di Vespasiano (69-79), del
primogenito Tito (79-81) e del figlio minore Domiziano (81-96).
Ritornato in città con una fama
tale e tanto grande, (?) per tutta la durata del suo impero non
ritenne nulla più importante del consolidare lo Stato, quasi
umiliato e vacillante, e poi di abbellirlo.
Realizzò anche nuove opere: il tempio della Pace, vicino al
Foro, e quello del Divino Claudio sul Celio, iniziato da Agrippina
(?) inoltre l’Anfiteatro al centro della città, avendo
appreso che Augusto aveva concepito questo progetto.
(De Vita
Caesarum, Svetonio).
Queste le parole usate da
Svetonio per raccontare il regno di Vespasiano, di
cui pochi conoscono il new-deal segnato dal suo avvento al potere.
Vespasiano ha cambiato il volto dell’impero
romano dal punto di vista istituzionale ed economico,
oltre ad aver dato un nuovo impulso all’estensione dei
confini. Schiacciato tra la fama di Nerone, dispotico personaggio
di cui si sono impossessati il cinema e la letteratura, e la
grandezza di Adriano, magnificata dalle Mémoires di
Marguerite Yourcenar, Tito Flavio Vespasiano ha, con accortezza e
decisionismo, saputo cambiare le regole della governance
fino ad allora nelle mani dell’aristocrazia romana. Nato a
Falacrinae in Sabina, un vicus del territorio di
Rieti, esattamente il 17 novembre del 9 d.C., Vespasiano
è ricordato come uomo semplice e dotato di un notevole senso
dell’umorismo. Proprio le sue modeste origini
– sebbene il padre fosse un banchiere, per di più con
sede in Svizzera – sono la vera rivoluzione. La sua ascesa
rappresentò un evento traumatico e del tutto imprevisto,
poiché alla dinastia giulio-claudia, appartenente alla
più alta nobiltà repubblicana, si sostituiva una
modesta famiglia del ceto equestre, di origini sabine (quindi
provinciale). Insomma: la sua famiglia era decisamente priva di
tradizioni aristocratiche. Vespasiano era quello che oggi si
definirebbe un self made man. Quando arrivò alla
massima carica dello Stato aveva già 60 anni. Dopo una lunga
e onorata carriera al servizio degli imperatori Giulio-Claudii
nell’ambito dell’amministrazione provinciale e
dell’esercito, al momento della morte di Nerone - avvenuta
nel 68 d.C. - Vespasiano si trova in Medio Oriente al comando
dell’esercito incaricato di reprimere la grande rivolta
giudaica, iniziata nel 66 d.C. e che culminerà con la
distruzione del tempio di Gerusalemme, fruttando un ricco bottino
come rappresentato sull’Arco di Tito, nel Foro.
La
scomparsa violenta in un solo anno, il 69 d.C., degli imperatori
Galba e Otone, e l’eliminazione di un terzo, Vitellio, da
parte dello stesso Vespasiano, gli aprono la via al potere e nel 70
si insedia a Roma. Acclamato imperatore dall’esercito ad
Alessandria, la sua nomina determina un deciso ridimensionamento
del potere gestito dall’aristocrazia senatoria di Roma.
La grande mostra al Colosseo, cui si aggiungono
due ulteriori sedi espositive - alla Curia, nel
Foro, riaperta al pubblico per quest’occasione, e al
Criptoportico neroniano, sul Palatino - viene
completata da un percorso che guida il visitatore alla
scoperta dei monumenti flavi: dall’Arco di
Tito alla Domus Flavia, dal
Tempio del Divo Vespasiano al Tempio della
Pace.
Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza
speciale per i beni archeologici di Roma:
Gabriella Gatto
tel. +39.06.42029206
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Ufficio stampa Electa:
Enrica Steffenini
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