Fino
al 29 gennaio a
Castel Sant’Elmo, la mostra dedicata ad una
personalità di primo piano della vita culturale italiana
dell’Ottocento: Domenico Morelli
(Napoli 1823 – 1901), oltre ad essere uno dei protagonisti
del rinnovamento delle arti – della pittura in particolare
– a Napoli e in Italia dalla metà
dell’Ottocento, fu tra i grandi esponenti della
società meridionale che, dopo l’Unità, si
impegnarono, sul versante civile e culturale, per
l’ammodernamento delle istituzioni scolastiche di indirizzo
artistico e per la salvaguardia del vasto patrimonio locale di
storia e d’arte.
Morelli
frequenta l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è
allievo di Giuseppe Mancinelli, innovatore nel campo della pittura
di storia, sovvertendo i convenzionali modelli neoclassici e
recuperando i valori della grande tradizione italiana del
passato.
A
Roma studia pittura antica ed entra in contatto con i numerosi
artisti francesi e tedeschi qui presenti, ma, dopo la
partecipazione agli eventi insurrezionali del 1848 contro il
governo borbonico, è costretto a risiedere a Napoli,
nonostante risultasse vincitore del pensionato artistico da
effettuare nella città papale. Ciononostante riesce
ugualmente ad allontanarsi per brevi periodi dalla capitale del
regno meridionale e a compiere fondamentali viaggi
d’istruzione sia a Roma stessa che a Firenze.
L’opera
Gli Iconoclasti, presentata alla mostra borbonica del 1855,
diviene il manifesto delle nuove tendenze del verismo storico.
Nella rappresentazione del monaco - pittore Lazzaro, che subisce
l’amputazione della mano perché così non possa
più dipingere, viene rievocata simbolicamente
l’insofferenza degli intellettuali di fede liberale verso le
repressioni borboniche. Nello stesso anno compie un viaggio nelle
principali capitali d’Europa, passando per le maggiori
città dell’Italia del Nord, si reca a Monaco, Berlino,
Bruxelles e infine Parigi, dove conosce la pittura
romantica.
Morelli
può essere considerato un artista moderno e un intellettuale
di rilievo, soprattutto per la sua partecipazione
alla vita culturale dell’Italia del suo tempo: straordinaria
risulta, infatti, la ricchezza dei suoi epistolari, indirizzati
soprattutto a Pasquale Villari e a Giuseppe Verdi. Ma è
soprattutto a partire dall’Unità d’Italia che il
pittore, al culmine del suo prestigio, consolida il ruolo di
protagonista, diventando un riferimento per le istituzioni
pubbliche e per artisti, i collezionisti e i mecenati
contemporanei, a Napoli e in Italia.
Nel
1864 è consulente ufficiale per gli acquisti di Casa Savoia
e si propone, in molti casi, come coordinatore del moderno
collezionismo borghese, da Vonwiller ai Maglione Oneto, ai Rotondo.
Nel 1868 è professore di Pittura all’Accademia di
Belle Arti di Napoli. Nel 1878 fonda, insieme a Filippo Palizzi, il
Museo Artistico Industriale.
La
mostra è formata da un nucleo di dipinti conservati nelle
collezioni pubbliche, accanto al quale, si affiancano molte opere
recuperate da celebri raccolte storiche dell’Ottocento, che
testimoniano anche il legame dell’artista con i suoi
committenti.
Le opere
presenti in mostra sono circa cento e
consentono di ripercorrere le fasi principali dell’arte di
Morelli nel dialogo con altri grandi protagonisti italiani e
stranieri del tempo. Si sottolinea, così, anche la
capacità di diffusione del nuovo linguaggio di storia
attraverso il confronto con le opere di Hayez, Pagliano, Faruffini,
Sciuti e Vetri.
L’esposizione si articola in sette sezioni, che
riassumono l’evoluzione artistica di Morelli, dalla
concezione del quadro di storia, alle tematiche ispirate al
Medioevo e al Rinascimento, ai temi byroniani, alle
antichità rivisitate attraverso la pittura francese, da
Chasseriau a Gerôme, all’Oriente suggerito dai modelli
di Mariano Fortuny:
La formazione:
dall’Accademia al verismo storico (1845-1864)
Recupero del mondo
antico. Il Bagno pompeiano
Romanticismo
byroniano
Morelli e Verdi La
maternità divinizzata
In viaggio per
l’Oriente: da Fortuny all’Islam
La tensione al
misticismo simbolista: i temi di Cristo e degli
Angeli
Una sezione a parte è dedicata alla fotografia, utilizzata
come modello e strumento di lavoro pittorico ma anche come veicolo
di diffusione dell’opera dell’artista.
Il suo percorso artistico, dal verismo storico lo porterà
ad aprirsi ad una sperimentazione incentrata sulla
‘macchia’. L’abbandono del verismo storico
coincide poi con un mutamento di indirizzo verso soggetti
simbolico-religiosi che caratterizzano l’arte della sua
maturità. Senza tralasciare l’incrocio di interessi
tematici e di suggestioni culturali, Morelli, dalla fine degli anni
Sessanta, vive il suo rapporto con l’Oriente da viaggiatore
“intorno al cavalletto”.
La pittura di Morelli si sviluppa, infine, in una nuova ricerca
sui temi del ‘Cristo’ e degli ‘Angeli’ e,
stimolata dalle letture di Ernest Renan, giunge, a chiusura del XIX
secolo, ad una sintesi formale che prelude al simbolismo. Ultimo
suo lavoro è la realizzazione delle sette tavole de La
Bibbia commissionatagli da Carel Dake, presidente della
‘Società Arti e Amicitiae’ di Amsterdam,
compiuto tra il 1895 e il 1899. L’opera sarà poi
tradotta anche in italiano, con illustrazioni in intagliotipie,
edite dall’Istituto di Arti Grafiche di Bergamo nel
1913.
La mostra - posta sotto
l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica- è promossa dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni
in onore di Domenico Morelli, realizzata dalla
Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano , con il
sostegno della Regione Campania – Assessorato al Turismo e ai
Beni Culturali, in collaborazione con la Provincia di
Napoli-Assessorato ai Beni Culturali e il Comune di
Napoli-Assessorato alla Cultura.
L’esposizione è organizzata da Civita con il
contributo della Metropolitana di Napoli e la collaborazione
tecnica de Il
Mattino.
La mostra saràaperta dal 29 ottobre al 29 gennaio
2006.
Catalogo edito da
Electa Napoli- Domenico Morelli e il suo tempo 1823-1901.Dal
Romanticismo al simbolismo. A cura di Luisa Martorelli €
45 Formato 25 x 28; pagine 296; 160 illustrazioni a colori e
b/n.
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