Storia |
Tra il 1975 ed il 1979 un gruppo di ricercatori intraprende, per conto del Répertoire International des Sources Musicales (RISM), l’inventario dei luoghi di conservazione e la catalogazione sistematica dei manoscritti musicali esistenti nelle biblioteche e negli archivi di Roma e Lazio, in collegamento con altri gruppi di ricerca attivi in Italia. L’équipe di musicologi, dopo la schedatura di importanti ‘giacimenti’, tra cui i fondi Barberini e Chigi della Biblioteca Apostolica Vaticana, le collezioni Baini e Compagnoni Marefoschi della Biblioteca Casanatense e alcune raccolte private, avverte la necessità di rendere disponibile al pubblico le informazioni ottenute, creando una struttura che fosse, allo stesso tempo, centro di raccolta dei dati e punto di coordinamento dell’attività di ricerca a livello regionale.Si costituisce così il 12 ottobre del 1979 l’Istituto di Bibliografia Musicale (IBIMUS) che, «escluso ogni fine di lucro, si propone:il censimento delle biblioteche pubbliche, ecclesiastiche e private, degli archivi che custodiscono libri e manoscritti musicali, esistenti a Roma, nella Regione Lazio e in altre zone dell’Italia centro-meridionale; la catalogazione dei manoscritti musicali, con norme uniformi ai criteri stabiliti dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e dal RISM; lo studio delle edizioni musicali romane e degli stampatori operanti in Roma nei secoli XV-XVIII; la pubblicazione di bibliografie e cataloghi; l’organizzazione di corsi di bibliografia e musicologia per la preparazione di ricercatori che possano operare nel settore; la costituzione di una biblioteca specializzata; la collaborazione, nel settore dei manoscritti e stampe musicali, con il RISM di Francoforte e con l’URFM di Milano. L’atto di costituzione enunciava pertanto le linee programmatiche dell’IBIMUS, miranti - da un lato - a proseguire il lavoro di ricerca avviato dall’Ufficio Ricerca Fondi Musicali (URFM) di Claudio Sartori e dal RISM in quanto gruppo unitariamente organizzato in ambito regionale; e - dall’altro - ad accrescere il numero dei potenziali studiosi interessati ad avviare lavori di censimento e di catalogazione delle fonti musicali, coinvolgendo non solo i musicologi e i bibliotecari musicali, ma anche i responsabili di istituti bibliografici generali e neolaureati in discipline della musica, proseguendo in tal modo sulla strada della formazione professionale percorsa alcuni anni prima dalla Biblioteca del Conservatorio G. Verdi di Milano e dalla Cattedra di Storia della Musica dell’Università di Perugia.L’attività svolta dall’IBIMUS nel corso dei primi anni in entrambi i settori di cui sopra, dimostrava come la programmaticamente ‘aperta’ attività scientifica e didattica era già stata di fondamentale rilevanza, poiché non solo ha rivitalizzato, sull’intero territorio italiano, le iniziative di collaborazione con il RISM internazionale, ma ha anche incoraggiato la costituzione di nuove équipes regionali di ricercatori (Puglia, Marche, Sardegna, Campania, Piemonte, Sicilia, Calabria, Veneto, Abruzzo, Liguria, Friuli, Toscana).Nel centro-sud d’Italia, così ricco di patrimoni e tradizioni musicali, nasceva, quindi, un centro di raccolta dati aperto alla pubblica consultazione e disponibile alla collaborazione e allo scambio di materiali schedografici, sia con l’URFM di Milano, sia con gli altri istituti regionali preposti alla ricerca e studio delle fonti musicali.Nel 1983, nel corso di un incontro internazionale organizzato a Kassel dalla Redazione centrale del RISM, l’IBIMUS ottiene dal RISM (diretto allora da Joachim Schlichte) l’incarico di coordinare in Italia la raccolta delle schede e di tenere i contatti con la Redazione centrale.Nel settembre del l984 viene portato a termine il censimento dei fondi musicali italiani, condotto per mezzo di un questionario inviato a quasi tremila istituzioni tra biblioteche pubbliche, private ed ecclesiastiche, archivi di stato e di congregazioni. La base del censimento è fornita dall’Annuario delle Biblioteche italiane. I risultati sono attualmente in fase di redazione definitiva per la pubblicazione di una ‘mappa’ italiana dei fondi musicali.Tra il 1986 ed il 1987 l’IBIMUS si impegna alla formulazione e realizzazione del progetto di ricerca relativo al cospicuo piano di interventi promosso con apposita legge dal Ministero dei Beni Culturali e dal Ministero del Lavoro sui Giacimenti Culturali Italiani, affidato, per la realizzazione tecnico amministrativa, all’ITALSIEL e gestito, per la parte di competenza del Ministero Beni Culturali, dall’ICCU. Il progetto formulato dall’IBIMUS, da realizzarsi con l’assunzione per un triennio di oltre cento giovani musicologi iscritti alle liste di collocamento, prevedeva: la catalogazione dei manoscritti musicali esistenti in giacimenti già censiti delle regioni Lazio, Campania e Puglia; il recupero, attraverso il censimento e la catalogazione, del patrimonio sommerso esistente in biblioteche delle regioni Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria; il censimento parziale, a fini di riproduzione per scopi di studio, delle fonti liturgico-musicali in notazione beneventana Oltre alla formulazione del progetto, l’IBIMUS ha ideato e organizzato i corsi di formazione, coinvolgendo come docenti specialisti italiani nel campo della paleografia, codicologia, bibliografia e musicologia.Nel 1990 l’IBIMUS, insieme alla Fondazione G. Cini, la Fondazione Levi di Venezia e l’Associazione Veneta per la Ricerca delle Fonti musicali, ha collaborato a un nuovo progetto ACOM/89 gestito dalla Selesistemi s.p.a., finalizzato a:completamento della catalogazione dei fondi musicali della biblioteche venete; all’estensione della metodologia di intervento ad altre tre regioni italiane (Campania, Calabria e Sicilia); all’interconnessione della banca-dati musicologica con il Servizio Bibliotecario Nazionale. Tale progetto avrebbe dovuto consentire la continuazione delle attività di censimento e catalogazione delle fonti musicali dell’Italia meridionale già avviate nell’ambito dei progetti sui ‘Giacimenti culturali’. |