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Istituto Veneto Accademia di Scienze, Lettere ed Arti

Tabella: Scheda di dettaglio diIstituto Veneto Accademia di Scienze, Lettere ed Arti
Descrizione Dettaglio
Telefono (+39) 0412407711
Fax (+39) 0415210598
eMail ivsla@istitutoveneto.it
Indirizzo Palazzo Loredan - Campo Santo Stefano 2945 - 30124
Città VENEZIA
Provincia Venezia
Regione Veneto
Descrizione   AdunanzeL'attività ordinaria dell'Istituto è scandita mensilmente dalle riunioni accademiche, nel corso delle quali i soci presentano le note per gli Atti e le nuove Memorie (monografie) che, in base al parere di un'apposita commissione, vengono giudicate adatte ad essere pubblicate nelle collane dell'Istituto Veneto.Convegni di studio Nell'ambito della promozione culturale ogni anno vengono organizzate numerose manifestazioni di carattere scientifico e umanistico, che raccolgono a Venezia docenti universitari e studiosi provenienti da tutto il mondo. I convegni di studio, articolati generalmente in più giornate, sono dedicati all'approfondimento di argomenti di ampio respiro, che si qualificano per il rigore metodologico, il carattere multidisciplinare dell'approccio culturale e l'attento interesse che sanno suscitare. Seminari e giornate di studioNel corso dell'anno si tengono presso l'Istituto vari seminari e giornate di studio. Tra le iniziative promosse regolarmente in questi ultimi anni si ricordano:• Gli incontri di studio Luigi Luzzatti, per la storia dell'Italia contemporanea; • i corsi monografici Angelo Minich, per l'aggiornamento medico;• i seminari di storia della scienza e della tecnica; • i seminari di storia dell'arte veneta; • Gli incontri "Chiaramente Scienza" di alta divilgazione scientifica; • I seminari sulla fisica dei neutrini e di astronomia;• le giornate per la promozione del patrimonio artistico in Europa;I convegni e i seminari promossi dall'Istituto si avvalgono di un comitato scientifico nominato dal Consiglio di Presidenza che individua i temi oggetti di studio e indica gli specialisti da invitare come relatori.Scuole post laurea L'Istituto promuove annualmente alcune scuole internazionali di approfondimento post doc, alle quali possono partecipare circa una trentina di dottori o dottorandi di ricerca, PhD o PhD candidate, italiani e stranieri ammessi su concorso internazionale per titoli:La scuola sulla Dinamica ambientale;La scuola di Biofisica pura e applicata (in collaborazione con la Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata);I seminari di Storia dell'arte veneta in collaborazione con l'Ecole du Louvre;Concorsi a premioFino dalle sue origini l'Istituto ha incoraggiato con premi e borse di studio le ricerche tese ad approfondire temi di carattere sia storico che scientifico.  
Storia   L'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti è in germe già nel progetto di legge del 19 brumaio a. VI (9 novembre 1797) presentato da Napoleone Bonaparte al Direttorio esecutivo della Cisalpina. Detto decreto all'Art. 297 disponeva: «Vi deve essere per tutta la Repubblica un Istituto nazionale incaricato di raccogliere le scoperte, e perfezionare le arti e le scienze»; e se ne fissava la sede a Bologna, città della più antica università d'Europa, per gli «ampli ed opportuni stabilimenti utili a questo oggetto». Le successive vicende politico-militari rendevano questo Istituto praticamente inoperante per Venezia e il Veneto, che erano rimasti esclusi, con il trattato di Campoformio, dal nuovo Stato creato dal Bonaparte: per cui, se veneziani o veneti potevano figurare fra i primi accademici, essi, almeno in un primo tempo, apparivano come singoli, non come rappresentanti dell'Istituto di Venezia.Con la trasformazione, nel 1802, della Repubblica Cisalpina in Repubblica Italiana, si realizzò la fondazione del progettato Istituto Nazionale e per decreto del Corpo legislativo, 17 agosto 1802, il nuovo Istituto era messo in attività, diviso in tre sezioni: di scienze fisiche e matematiche, di scienze morali e politiche, di lettere e belle arti.La prima convocazione ebbe luogo il 24 maggio 1803; nel gennaio del 1804, si pubblicò il Regolamento organico, che determinava gli uffici e ne specificava le attribuzioni: dare premi e istituire esperimenti; pronunciarsi sul merito delle utili scoperte di agricoltura e di meccanica; preparare libri d'istruzione e suggerire i candidati per la nomina dei professori delle Università, delle Accademie di belle arti e delle scuole speciali; proporre al Governo ciò che si credesse utile al progresso degli studi. L'Istituto, dunque, doveva essere la chiave di volta dell'insegnamento alto ed universitario, ed insieme il corpo più insigne di alta cultura della Repubblica.Una prima radicale riforma si ebbe però quasi subito: il Bonaparte, divenuto Imperatore, volle che anche l'Istituto fosse ristrutturato in conformità alle nuove circostanze. Il Viceré sollecitava il trasporto a Milano; ed esso fu deliberato nel 1810, assieme alla nuova denominazione di «Reale Istituto di Scienze, Lettere ed Arti».Il numero dei membri pensionati venne raddoppiato, e ad esso fu aggiunto un numero illimitato di soci onorari; l'adunanza generale fu resa biennale; vennero stabilite, nelle città di Venezia, Bologna, Padova e Verona, altrettante sezioni formanti un solo corpo con la sede centrale. Ventun membri appartenevano alle sezioni venete, tra i quali: Pietro Cossali, Stefano Andrea Renier, Antonio Canova, Ippolito Pindemonte, Angelo Zendrini.Caduto il Regno Italico, l'Istituto continuò a vivere sotto il governo austriaco, ma di vita quasi insignificante, perché i membri che morivano non venivano mai sostituiti. Finalmente, nel 1838, l'Imperatore Ferdinando I d'Austria, in occasione della sua incoronazione a Milano, pubblicò un decreto, col quale riorganizzò l'Istituto dividendolo in due, con sede uno a Milano e l'altro a Venezia.Si inizia quindi con quest'anno l'esistenza autonoma del nostro Istituto. Nel proemio degli «Atti» (1840) si legge: «Dappoichè l'Istituto Nazionale Italiano [...] rimase disertato dalla morte, dalle vicende politiche, scomposto ed infine quasi disciolto, piacque alla Maestà di Ferdinando I Imperatore e Re di restaurarlo e di dividerlo in due corpi accademici». La dotazione annua per ogni Corpo Accademico era di 45.000 lire austriache, compresa la pensione per ognuno dei venti membri pensionati (corrispondenti in qualche modo, agli attuali «effettivi») di annue 1.200 lire austriache. Il ruolo organico delle pensioni accademiche venne soppresso solo nel 1935, lasciando però il godimento della pensione stessa ai titolari, vita loro natural durante.La prima adunanza dell'Istituto Veneto ebbe luogo il 1° marzo 1840; e il conte Leonardo Manin fu il primo Presidente eletto con sovrana risoluzione del 21 marzo. Il numero dei membri onorari fu portato a venti, e a quaranta quello degli effettivi, dei quali, venti godevano l'annua pensione.Quale sede dell'Istituto, fu assegnata gran parte del Palazzo Ducale, dove, per decisione del Governo, risiedevano soltanto istituzioni culturali. Per le adunanze solenni, fu destinata fin dapprincipio la sala dei Pregadi. Intanto si susseguivano in Italia le annuali riunioni degli scienziati italiani (annuali incontri patrocinati dai governi nazionali e che riunivano fino a oltre mille scienziati italiani in diverse città allo scopo di intensificare i rapporti di collaborazione scientifica tra i diversi stati della penisola), dalla prima svoltasi a Pisa nel 1839, fino all'ultima, nota come Nono Congresso degli scienziati italiani, tenutasi nel 1847 a Venezia, e alla quale parteciparono quasi tutti i membri e soci dell'allora denominato Imperial Regio Istituto Veneto. L'Istituto, nell'occasione del congresso, deliberò di erigere busti e monumenti in marmo da collocarsi lungo le pareti del Palazzo Ducale in onore dei grandi Italiani.Questo Panteon veneto si inaugurava il 26 settembre del 1847, alla presenza di circa 1500 congressisti, con quattro busti e due medaglioni. Il Panteon, che oggi conta più di cinquanta sculture, è ora raccolto nell'atrio del Palazzo Loredan, sede dell'Istituto.Prendendo un elenco del 1843, riscontriamo fra i soci, nomi che hanno ancora risonanza come Angelo Zendrini, indissolubilmente connesso alle questioni lagunari, Giusto Bellavitis, matematico di larghissima fama, Pietro Paleocapa, insigne ingegnere idraulico e uomo politico di primo piano a Venezia e che divenne poi, in Piemonte, ministro di Carlo Alberto, Giuseppe Jappelli, architetto neo-classico, cui si deve fra l'altro, il Caffè Pedrocchi di Padova; e, fra i corrispondenti, il principe degli eruditi veneziani Emanuele Cicogna, ed il poeta romantico Luigi Carrer; e, dal 1845, Nicolò Tommaseo.Nel 1848, quando Daniele Manin proclamò nuovamente la Repubblica, l'Istituto aderì con un proclama. Dopo il ritorno del governo austriaco, parecchi membri furono espulsi dalle autorità di Governo. Alcuni, solo in seguito furono riammessi tra gli accademici.Sono numerose comunque, in quegli anni, le imprese scientifiche promosse dall'Istituto. Primo fra gli istituti di alta cultura, si occupò del problema del taglio dell'Istmo di Suez. Fin dal 1856, tre anni prima dell'inizio dei lavori, esso aprì un concorso per uno studio sulle conseguenze del taglio dell'Istmo, precisando il tema così: «Quali conseguenze si possono presagire per il commercio in generale e per il commercio veneto in particolare, quali provvidenze specialmente nei riguardi delle vie di comunicazione si dovrebbero promuovere per ottenere le più estese e le più pronte influenze a vantaggio del nostro porto; e quali canoni di diritto internazionale dovrebbero applicarsi alla navigazione del nuovo canale». Vincitore del concorso fu il giovane studente vicentino Fedele Lampertico, che divenne poi Senatore del Regno d'Italia, e fu per ben quattro volte Presidente dell'Istituto.Con l'annessione di Venezia al Regno d'Italia, avvenuta nel 1866, si ebbero anni di rinnovato fervore nella vita scientifica dell'Istituto che si avvantaggiò, a partire dal 1892, della nuova sede, il palazzo Loredan in campo S. Stefano, e che poté godere di maggiori disponibilità finanziarie grazie all'aiuto di propri Soci, tra i quali in primo luogo Angelo Minich. Furono gli anni in cui il Reale Istituto poté promuovere alcune grandi iniziative quali la Missione a Creta di Giuseppe Gerola o le rilevazioni mareografiche nella Laguna e nel Nord Adriatico dirette da Giovanni Magrini, impegnandosi quindi direttamente nella ricerca in campi allora nuovi e di urgente interesse, utilizzando tecniche e strumenti all'avanguardia, talvolta poco noti in Italia. Anni in cui l'Istituto allargò le proprie relazioni alle maggiori Accademie scientifiche di tutto il mondo, potenziando la propria Biblioteca, pubblicando opere di particolare pregio, e consolidando definitivamente la propria reputazione di Accademia scientifica di rango nazionale e tra le prime in Europa.La prima guerra mondiale, le difficoltà degli anni immediatamente successivi, i non facili rapporti con il governo fascista che mal sopportava l'esistenza di Accademie periferiche poco controllabili e quindi poco affidabili, portarono ad un rallentamento delle attività. Nonostante la mediazione intelligente e di grande sensibilità del Presidente Angelo Messedaglia - poi radiato dal partito fascista ed espulso dal Senato e da ogni carica per l'opposizione alle leggi razziali - l'Istituto si vide progressivamente emarginato dal governo centrale.Durante la seconda guerra mondiale, la sede dell'Istituto venne in gran parte occupata da vari uffici della Repubblica Sociale di Salò: ciò provocò sia la paralisi delle attività, sia la perdita di parte del materiale librario più prezioso raccolto nel secolo precedente soprattutto grazie a doni e a lasciti di Soci.Gli anni della ricostruzione videro anche l'Istituto, come tutto il Paese, impegnato nella difficile opera di ricostituzione del delicato tessuto delle relazioni, degli scambi culturali, delle attività, degli interessi.Si trattava certo anche di ritrovare - e ne fan fede i vari convegni e simposi sul ruolo, sul futuro delle Accademie promossi in quel periodo in tutta Italia - una propria specifica collocazione nel nuovo panorama degli studi, dove sia le Università, sia i nuovi Istituti specializzati di ricerca, sembravano aver eroso una parte cospicua del tradizionale terreno d'azione dell'Istituto. Oltre a queste difficoltà, l'Istituto doveva affrontare i problemi derivanti dalle condizioni della sede, che richiedeva radicali restauri soprattutto alle fondazioni, per i gravi cedimenti, e al tetto.L'Istituto, perdendo dopo la guerra la qualifica di «Reale», del quale non poteva ovviamente più fregiarsi, si trovava in qualche modo a veder cancellata nella sua stessa denominazione l'indicazione della propria dimensione nazionale, rischiando così di esser confinato nel particolarismo degli studi locali. La grande tradizione dell'Istituto, la lungimiranza dei Soci, assieme a una serie di circostanze favorevoli - tra le quali i lavori di restauro compiuti alla sede tra il 1979 e il 1985 - hanno consentito all'Istituto di confermarsi invece come Istituto di alti studi, collegato attivamente con Accademie, Università e Istituti di ricerca italiani e di numerosi altri paesi nel mondo, grazie ad alcune specifiche iniziative che ne hanno orientato e specializzato le attività di ricerca in campi particolarmente innovativi.Nel 1999, inoltre, l'Istituto Veneto ha acquisito Palazzo Franchetti, prestigioso palazzo gotico sul Canal Grande ampiamente ristrutturato tra Otto e Novecento da Giovanni Battista Meduna e da Camillo Boito, dove è in corso l'allestimento di sale congressi dotate delle più aggiornate apparecchiature informatiche e audiovisive. Palazzo Franchetti, che dista solo pochi metri da Palazzo Loredan, rappresenterà così una sorta di ampliamento della sede stessa dell'Istituto.
Patrimonio documentale e altro L'Istituto conserva, valorizza e incrementa le proprie raccolte librarie, fondi d'archivio, collezioni di studio e d'arte, avvalendosi sempre più delle possibilità offerte dall'informatica per l'archiviazione, la conservazione e la riproduzione dei documenti.La biblioteca raccoglie oltre 200.000 volumi, tra i quali si segnala l'importante raccolta di periodici editi da Accademie, Università e centri di ricerca di tutto il mondo, è aperta agli studiosi ammessi da lunedì a venerdì dalle ore 09.00 alle ore 12.45 e dalle ore 13.30 alle ore 17.00Dal 1990 è partner del POLO VENEZIANO SBN.
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