Presentazione |
ARPACROM (Associazione per il Rilancio del Patrimonio Artistico di
Roma e dell’Opera di Metastasio) con sede nella casa natale
di Pietro Metastasio in Via dei Cappellari 30 (Campo de’
Fiori, Roma) promuove nel 1995 con un progetto artistico-culturale
del suo presidente, Prof. Mario Valente, la costituzione del
Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 3° Centenario della
nascita di Pietro Metastasio (1698-1998).
La “riforma” del melodramma attuata da Metastasio
nella prima metà del Settecento raccoglie e polarizza nella
sua opera per musica le suggestioni dei linguaggi e delle forme
espressive delle letterature italiana, classica latina e
greca, dei tragici francesi del Seicento, della pittura,
dell’architettura teatrale, della scenografia, e della
composizione musicale, suggestioni in parte confluite nel
cosiddetto “proto-classicismo” romano tra Sei e
Settecento per rinnovare le forme estetiche del barocco. Grazie
all’innovativa rielaborazione di queste tradizioni
artistico-letterarie, la poesia di Metastasio riesce ad imporre la
lingua italiana nel teatro musicale del Settecento e di buona parte
del XIX secolo in tutta Europa, a seguito dell’assunzione
dell’incarico di Poeta Cesareo a Vienna nel 1730, su invito e
per nomina dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo.
Nell’arco di oltre 150 anni mettono in musica i versi
del poeta romano pressoché tutti i compositori di ogni paese
e generazione: dagli esponenti della scuola napoletana della prima
metà del Settecento, Alessandro Scarlatti, Domenico Sarro,
Niccolò Porpora, Leo Vinci, G.B. Pergolesi, J.A. Hasse,
Leonardo Leo, ai veneziani Tomaso Albinoni e Antonio Vivaldi, da
G.F. Haendel ai musicisti della corte viennese, Antonio Caldara,
Georg Reutter, J. Porsile, L.A. Predieri (alla corte di Vienna
Metastasio svolge il ruolo di Poeta Cesareo dal 1730 sino alla
morte nel 1782), a Ch. W. Gluck, con il librettista Calzabigi,
autore di una riforma del melodramma metastasiano, a Niccolò
Jommelli, appartenente alla seconda generazione della scuola
musicale napoletana, dai veneziani Galuppi e Traetta a J.Ch. Bach,
ad Antonio Salieri, e attraverso il magistero di
quest’ultimo, a Franz Schubert e L. van Beethoven, da F.J,
Haydn a W.A. Mozart, dall’ultima generazione dei musicisti di
scuola napoletana, Niccolò Piccinni e Pasquale Anfossi a
Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello, sino a Meyerbeer,
Mercadante e Glinka nell’Ottocento, Nino Rota e Gian
Francesco Malipiero nel Novecento.
La fortuna di Metastasio come il librettista che, fino ad
oggi, ha ricevuto il maggiore numero di intonazioni nella storia
del melodramma, ancora a distanza di secoli dalla sua morte,
è non solo e non tanto dovuta all’eufonia
metrico-sillabica dei suoi versi, particolarmente musicali e
musicabili, quanto piuttosto ed insieme ai sentimenti e affetti, al
senso ed ai significati etico-politici che essi comunicano
accompagnati dalle note dei più grandi compositori della
civiltà occidentale. Una nuova vita civile nell’Europa
del Settecento si fa strada attraverso l’idea di un governo
della Politica informata alla Giustizia, alla Clemenza e alla
Felicità per la maggior parte degli individui che compongono
il variegato mondo plurinazionale, etnico e religioso
dell’Impero. Pietro Metastasio interpreta il ruolo di Poeta
di tre imperatori d’Asburgo mediante un testo per musica che,
dilettando, al tempo stesso educa sia i sudditi, destinatari della
Politik imperiale, sia gli stessi autocrati dell’ancien
régime al rispetto reciproco e alla civile convivenza.
L’uguaglianza di ogni uomo, in quanto responsabile delle
proprie scelte morali e di vita, avvicina e accomuna, in qualche
modo, popolo minuto e ceti medi, da una parte, e aristocrazia e
alto clero, dall’altra, facendo della capacità
donativa di ogni individuo, per contribuire al bene degli altri, il
fulcro della fortuna della poesia per musica di Pietro Metastasio.
L’opera seria fu, non a caso, entusiasticamente accolta ed
ammirata dagli esponenti più illustri dell’età
illuminista: Voltaire, prima di tutto, Diderot, Algarotti e
Baretti, i fratelli Verri, sino a J.J. Rousseau, sino ad Henri
Beyle, Stendhal, nei primi decenni dell’Ottocento. Il mondo
degli intellettuali napoletani e romani, dalla seconda metà
del Settecento sino alla nascita delle effimere repubbliche
giacobine alla fine del secolo, intrattenne intensi rapporti
epistolari con il Poeta Cesareo. Eleonora de Fonseca Pimentel,
Saverio Mattei, Domenico Forges Davanzati, Andrea Serrao, Francesco
Astore, tragici protagonisti della Rivoluzione napoletana del
’99 riconobbero nella poesia per musica di Metastasio il
rivelarsi della possibilità di una trasformazione profonda
delle coscienze fondata sul binomio inscindibile
bellezza/eticità.
Durante l’esperienza della Repubblica romana (ed anche
a Napoli) venivano rappresentati i drammi di Metastasio Catone in
Utica e Attilio Regolo quali simboli ed espressione della
tradizione libertaria del popolo romano. Le
celebrazioni per il 3° centenario della nascita di Metastasio,
connotate dal titolo generale: “Pietro Metastasio Poeta
dell’unità culturale europea”, come proposto nel
progetto di Mario Valente, hanno inteso sottolineare le molte e
feconde chiavi di lettura dell’opera per musica del poeta
romano e Cesareo, coinvolgendo le competenze di storici della
musica, della letteratura, del teatro, delle arti visive e
dell’architettura dell’età illuminista. I
rapporti tra i linguaggi delle arti nell’opera di Metastasio
sono stati ricomposti e collegati con manifestazioni scientifiche e
lirico-sinfoniche, ripercorrendo le tappe della sua straordinaria
carriera nelle città italiane e a Vienna, quali, ancora
oggi, testimonianze significative e storico-ambientali del
trionfo dell’opera italiana.
Per iniziativa del Comitato Nazionale, Napoli, Roma, Venezia
e Vienna, per la prima volta quest’ultima, hanno accolto 7
convegni internazionali di studio, oltre 15 concerti e
rappresentazioni sceniche dei drammi, oratori e feste teatrali di
Metastasio, alcuni dei quali eseguiti in prima assoluta nei tempi
moderni, come, a solo titolo di esempio: La contesa de’ Numi
(Metastasio-Vinci, Palazzo Altemps Roma, 1997 e 1998) e Siroe
(Metastasio-Haendel, Venezia, Teatro La Fenice, 2000-2001),
L’Olimpiade (Metastasio-Cimarosa, Venezia, Teatro La Fenice,
2001-2002). Valori come la giustizia, il rispetto dei patti
sociali e delle leggi, il perdono e la solidarietà nei
confronti degli individui più deboli; prima fra tutte la
donna, l’abbandono di qualsiasi superiorità razziale,
di sangue, di stirpe e di religione sono stati al centro della
produzione della poesia per musica di Pietro Metastasio. La stessa
politica degli Asburgo nel corso del secolo XVIII traeva
ispirazione dalle rappresentazioni dell’opera italiana che
gli imperatori vollero trapiantare nella loro Corte affidandone le
creazioni al Poeta Cesareo.
L’intero ciclo delle celebrazioni metastasiane ha
così potuto valorizzare non soltanto l’opera
dell’unico e solo poeta capace di imporre la lingua italiana
in età moderna in tutto il mondo, ma anche la sua
“attualità” nel contesto della consapevole
definizione da parte dei paesi dell’UE della comune loro
appartenenza alle medesime origini e tradizioni
antropologico-culturali e, soprattutto, morali.
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