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Biblioteca Nazionale Universitaria Torino

Tabella: Scheda di dettaglio diBiblioteca Nazionale Universitaria Torino
Descrizione Dettaglio
Logo Biblioteca Nazionale Universitaria Torino
Direttore Guglielmo Bartoletti
Sito web https://bnuto.cultura.gov.it/
Telefono (+39) 0118101111 (Centr)
Fax (+39) 0118121021
eMail bu-to@cultura.gov.it
PEC bu-to@pec.cultura.gov.it
Indirizzo Piazza Carlo Alberto, 3
Cap 10123
Comune TORINO
Città Torino
Provincia Torino
Regione Piemonte
Orario

https://bnuto.cultura.gov.it/informazioni/orari/

Accesso

Per accedere alla Biblioteca è necessario aver compiuto sedici anni e presentare un documento d'identità (in originale: carta d'identità, patente di guida, passaporto, tessera ministeriale di riconoscimento, porto d'armi, tessera degli ordini professionali e documenti equivalenti di altri paesi, purché muniti di fotografia) e comunicare i dati personali richiesti dal personale addetto.
Gli utenti sono tenuti a depositare all'ingresso borse, cartelle ed altri oggetti che non siano necessari o che possano arrecare disturbo all'attività di consultazione e di studio.

Per maggiori informazioni:
https://bnuto.cultura.gov.it/informazioni/accesso-e-iscrizioni/

Servizi

La Biblioteca

  • mette a disposizione dei cittadini il proprio materiale e quello di altre biblioteche, secondo le disposizioni del  Regolamento recante  norme sulle biblioteche pubbliche statali e del Regolamento interno dell’Istituto
  • fornisce supporto alle ricerche di studiosi e studenti universitari, specialmente attraverso  opere di consultazione generale e specialistica, bibliografie e alcune banche dati
  • conserva e valorizza le proprie raccolte, con particolare riguardo al patrimonio antico, curando la catalogazione on line delle opere possedute, digitalizzando il materiale più importante, che viene messo a disposizione in rete, organizzando mostre e manifestazioni  e partecipando ad iniziative del Ministero, degli enti territoriali e di organizzazioni culturali.

Informazioni:
Viene fornita assistenza all’uso dei cataloghi tradizionali ed elettronici e dei repertori nonché consulenza per l’individuazione e la localizzazione delle pubblicazioni e per le ricerche bibliografiche. L’Ufficio risponde a richieste di informazioni pervenute per lettera, fax, telefono, posta elettronica.

Risorse elettroniche:
Attraverso 30 postazioni è possibile accedere liberamente a Internet per un’ora al giorno; tramite il sito web della Biblioteca, sono effettuabili ricerche su basi dati e sulle collezioni digitali dell’Istituto, che comprendono prevalentemente materiale manoscritto e antico; altre 5 postazioni sono riservate alla consultazione senza limitazioni di tempo del catalogo on-line Librinlinea; è possibile stampare, a pagamento, i risultati delle ricerche effettuate. Due totem, posti all’ingresso dell’Istituto, permettono la consultazione del catalogo Librinlinea senza dover seguire le procedure di accesso alla Biblioteca.
 
Cataloghi:
Il patrimonio è rappresentato in  cataloghi a schede per autori, per soggetto e per classificazione decimale Dewey, in via di progressiva sostituzione con registrazioni in Librinlinea; sono a disposizione anche un catalogo collettivo regionale a schede e cataloghi specialistici; le pubblicazioni acquisite dal 1990 sono presenti solo sul catalogo Librinlinea.
 Consultazione in sede del materiale moderno:
Il materiale documentario conservato nei magazzini librari è consultabile richiedendolo allo sportello Distribuzione. Sono liberi l’accesso alle sale di lettura e la consultazione dei documenti in esse contenuti

Riproduzione:
È possibile riprodurre a proprie spese per uso personale di studio le opere possedute dalla Biblioteca, con data di stampa posteriore al 1830, nei limiti stabiliti dalla legge,  purché lo stato di conservazione  ne consenta la riproduzione.

Sala Periodici ed Emeroteca:
Mette a disposizione, oltre a opere di consultazione generale relative ai periodici, l’ultima annata posseduta dei periodici correnti  più consultati. Sono inoltre disponibili le annate di alcuni periodici su CD-ROM e 125 periodici in microfilm

Sala Manoscritti e libri rari e di pregio:
Alla Sala possono accedere studiosi delle varie discipline, docenti, laureandi, musicisti e musicologi, previa verifica di identità. La consultazione dei manoscritti e dei libri rari e di pregio avviene dopo l’accertamento delle esigenze di studio. L’Ufficio evade le richieste di riproduzioni di materiale anteriore al 1830 o manoscritto, sia per fini di studio sia per altri scopi.

Prestiti:
Sono possibili il prestito di opere moderne agli utenti, riservato ai maggiorenni residenti o domiciliati  in Piemonte e Valle d’Aosta, e il prestito tra biblioteche, italiane e straniere.

Storia

La sede attuale delle Biblioteca è stata inaugurata nel 1973 e incorpora la facciata preesistente (fine XVIII sec.) delle scuderie di Palazzo Carignano, dal quale erano divise dal giardino, oggi Piazza Carlo Alberto.

In precedenza, la Biblioteca aveva sede nel Palazzo dell’Università, in via Po, dove nel 1723, per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia, vennero accorpati, per fondare una biblioteca pubblica, i tre principali fondi librari presenti in città: i libri del Comune, la raccolta della Regia Università, generalmente legata alle esigenze dei docenti e degli studenti, e i libri della corona, raccolti dai duchi di Savoia.

La nuova istituzione intraprese il lavoro di schedatura dei  manoscritti, pubblicandone il catalogo e incrementò il già ricco patrimonio di libri a stampa, grazie al deposito delle opere da parte di stampatori e  autori, a cospicui doni e all’acquisto di svariati fondi. Ulteriori collezioni pervennero in seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù e in epoca napoleonica, quando le soppressioni conventuali fecero incamerare numerose biblioteche ecclesiastiche ammontanti a più di 30.000 volumi.

La ricchezza dei fondi conservati nel XIX secolo fece sì che l’Istituto, al momento della riorganizzazione delle biblioteche italiane, avvenuta nel 1876, venisse incluso tra le biblioteche  Nazionali, in quanto incaricato "di rappresentare, nella sua continuità  e generalità, il progresso e lo stato della cultura italiana e straniera".

Nel 1904 un incendio colpì cinque sale della Biblioteca compromettendo gravemente la sezione dei manoscritti, degli incunaboli piemontesi, delle edizioni aldine e della consultazione.
Nel XX secolo continuarono le acquisizioni, anche di fondi preziosissimi, ma durante il secondo conflitto mondiale, durante un bombardamento, furono distrutti circa 150.000 volumi, tra cui gli atlanti antichi ricchi di mappe, e porzioni del catalogo generale.
La Biblioteca  incrementa oggi il suo patrimonio nel campo delle scienze letterarie e storiche ed è impegnata in progetti per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio antico; è sede dal 2008 dell’Archivio regionale delle pubblicazioni edite in Piemonte, consultabili in sede.

Fondi

I manoscritti
Il patrimonio manoscritto della Biblioteca proviene in gran parte dalle collezioni sabaude. Ammontante almeno a 4500 unità agli inizi del Novecento, la raccolta è stata  gravemente danneggiata nell’incendio del 1904. È in corso un ampio progetto di restauro e catalogazione di quanto si è recuperato. L’intero fondo è di estremo interesse sia per i testi conservati sia per la storia dei supporti scrittorii (sono presenti, infatti, anche due manoscritti su foglie di palma, alcuni papiri  e un rotolo membranaceo) sia per la storia della miniatura.
Al fondo storico si aggiungono le Nuove Accessioni, in cui sono collocati manoscritti e documenti acquisiti dopo il 1904.

Della ricchissima raccolta di opere ebraiche possedute prima del 1904, considerata nel passato una delle collezioni più ricche e  complete d’Europa, sopravvivono oggi solo un centinaio tra codici e frammenti databili tra il XII e il XVI secolo. Tra i manoscritti più significativi si segnalano il codice scritto a Ferrara nel 1472 contenente l’opera Quatuor ordines di Jacob Ben Ascer, ricco di pregevoli miniature e la versione ebraica, condotta da Zerahyah nel 1284, del “Commento medio” di Averroè alla Metafisica di Aristotele.

Altrettanto importante e ricco era il fondo manoscritto comprendente codici e documenti in arabo, persiano e turco. Si cita il Trattato di medicina in lingua araba di ar-Razi (Rhasis) del secolo XIV, di cui la Biblioteca possiede anche una traduzione latina manoscritta del secolo XV appartenuta al cardinale Domenico della Rovere.

Il fondo manoscritto greco della Biblioteca ducale, la cui consistenza fu notevolmente incrementata da Carlo Emanuele I di Savoia, contava almeno 405 manoscritti. La sezione conserva oggi un fondo di alcune centinaia di codici, dei quali quelli miniati o decorati ammontano a circa novanta, databili dal X al XVI secolo. Tra i codici più antichi particolarmente significativi sono il Teodoreto (fine del secolo X o inizio del secolo XI) con miniature che riproducono su fondo oro i medaglioni dei 22 Profeti e il Gregorio Nazianzeno (fine del secolo XI o inizio del secolo XII).

Il fondo manoscritto in alfabeto latino è costituito da codici latini, francesi, italiani e spagnoli. Tra i codici più significativi sono da citare un manoscritto della metà del secolo IX contenente il trattato di Rabano Mauro De laudibus S. Crucis; il Commento all’Apocalisse di Beatus di Liebana, copia catalana (secolo XI-XII) del Beatus visigotico della cattedrale di Gerona, databile al 975; il celebre codice k dei Vangeli, che contiene una traduzione dei Vangeli di Marco e di Matteo precedente alla Vulgata, scritto probabilmente in Africa nel IV-V secolo e proveniente da Bobbio; il manoscritto della Bibbia legato alla produzione sveva dell’Italia meridionale negli anni di Federico II, Manfredi e Corradino; il cosiddetto Messale Rosselli di proprietà del cardinale Nicolò Rosselli databile al secolo XIV, legato alla cultura catalana del periodo; l’Historia Naturalis di Plinio, realizzato fra il XV e il XVI secolo per la famiglia Gonzaga, con miniature attribuite alla scuola di Mantegna; Il mondo creato di Torquato Tasso databile tra la fine del secolo XVI e gli inizi del secolo XVII; un gruppo di manoscritti francesi miniati provenienti dalla Biblioteca dei duchi di Borgogna.

Tra i codici acquisiti dopo il 1904,  particolarmente significativi sono gli statuti di Chieri e di Ronco Canavese,  gli autografi di Foscolo,  Gioberti,  Pellico,  Tommaseo, il fondo delle opere manoscritte e a stampa di Clarice Tartufari, gli archivi di Giovanni Flechia,  Alberto Nota,  Felice Romani e della famiglia Peyron.

La musica
Il posto di preminenza, tra i fondi musicali dell’Istituto, spetta alla Raccolta Mauro Foà (costituita da 87 manoscritti e 66 opere a stampa) e alla Raccolta Renzo Giordano (comprendente 167 manoscritti e 145 opere a stampa), famosissime fra i musicologi di tutto il mondo per la presenza in essi delle opere in gran parte autografe di Antonio Vivaldi, delle opere di Alessandro Stradella, di rari volumi di intavolatura d’organo tedesca del secolo XVII, di partiture manoscritte e a stampa di Gluck, Haydn, Traetta, Rameau, Favart, Philidor, e di manoscritti e di edizioni a stampa di composizioni italiane e francesi della fine del Settecento e degli inizi dell’Ottocento.

Notevole interesse riveste il fondo Riserva Musicale, che contiene manoscritti e stampati di musica in gran parte provenienti dalla Libreria ducale sabauda e risalenti per lo più ai secoli XV-XVIII. Fra le opere più prestigiose sono da segnalare il Codice di Staffarda proveniente dall’omonima abbazia, databile probabilmente alla fine del secolo XV; il cosiddetto Cancionero de Turín contenente composizioni spagnole; il Ballet comique de la Royne di Baldassarre Baltazarini di Belgioioso (Balthasar de Beaujoyeulx), primo esempio di ballet de cour e unica copia esistente in Italia; e Il Ballarino di Marco Fabrizio Caroso, primo trattato sull’arte della danza, stampato a Venezia nel 1581.

Particolarmente importanti, sia per i musicologi sia per gli studiosi del libro, risultano i codici medievali latini, bizantini e francesi con notazione musicale, la serie dei codici provenienti dall’abbazia benedettina di San Colombano di Bobbio e i manoscritti liturgici medievali, di cui quattordici anteriori al secolo XIII.

La Biblioteca può anche vantare la presenza di dieci codici che riportano, oltre al testo, le scene e i costumi realizzati per feste di corte organizzate presso la corte sabauda nel secolo XVII. La scrittura, vero e proprio capolavoro calligrafico, e le tavole dei disegni a piena pagina sono opera di Tommaso Borgonio, segretario ducale, disegnatore, incisore e cartografo. Ad essi si affiancano i manoscritti con le musiche delle arie danzate.

Di notevole interesse sono anche la raccolta di libretti di opere e di oratorii, al cui interno si evidenziano le collezioni delle opere rappresentate nei teatri di Torino negli anni 1702-1856, nei teatri di Milano nel periodo 1801-1824, di diversi altri teatri italiani e stranieri, nonché le pubblicazioni di editori musicali torinesi dei secoli XVII e XVIII.

Fa parte del patrimonio musicale della Biblioteca anche una raccolta di edizioni musicali dell’Ottocento e della prima metà del Novecento.

La grafica
Di sicuro interesse è la raccolta di disegni e stampe di Filippo Juvarra e suoi allievi, soprattutto Ignazio Agliaudi Baroni di Tavigliano e Giambattista Sacchetti. Oltre a questi sono presenti altri disegni di architettura di Ascanio Vittozzi, di Ercole Negro di Sanfront e dei Valperga. Si segnalano anche disegni di artisti rinascimentali quali Luca Cambiaso e Bernardino Lanino, e barocchi come Vanvitelli e Fabrizio Galliari.

La raccolta di incisioni (più di 15.000), le cui origini risalgono alla biblioteca ducale e alla confluenza dei fondi gesuitici, conserva opere dei più celebri incisori tra cui si citano Albrecht Dürer, Giovenale Boetto, Brugel il vecchio, Jacques Callot, Carracci, Luca Cranach, Stefano della Bella, Luca di Leida, Andrea Mantegna, Claude Mellan, il Parmigianino, Giovanni Battista Piranesi, Marcantonio Raimondi, Guido Reni, Salvator Rosa, Agostino Veneziano.

Le edizioni a stampa rare e di pregio
La collezione di incunaboli, ricca di più di 1600 edizioni, offre un ampio panorama sui primi anni di vita della stampa in Europa e, più in particolare, in Italia. Sono presenti alcune delle primissime opere stampate a Magonza da Johann Fust e Peter Schöffer, numerosi volumi pubblicati a Roma dai prototipografi italiani Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, prime stampe, tra cui alcune in caratteri greci e la celeberrima Hypnerotomachia Polyphili di Francesco Colonna del 1499, di Aldo Manuzio e parecchi esemplari miniati. Di particolare interesse sono altresì gli incunaboli ebraici per lo più usciti dalla bottega della famiglia di Joshua Solomon Soncino. Fanno parte del patrimonio anche una copia del Confessionale “Defecerunt” di S. Antonino, il più antico testo datato edito in Piemonte, a Mondovì, nel 1474, nonché numerosi incunaboli che testimoniano la diffusione della stampa in Piemonte.

Cospicua è anche la raccolta di cinquecentine, ammontante a più di 6.000 edizioni. Pregevolissima è un’edizione di lusso della Bibbia poliglotta, in ebraico, caldeo, greco e latino, stampata ad Anversa da Christophe Plantin nel 1569 in 8 volumi, di cui 6 su pergamena. Ampiamente testimoniate sono anche le edizioni aldine. Le collezioni comprendono edizioni dei successivi secoli XVII e XVIII, arricchite da splendide legature alle armi dei Savoia e appartenenti alle biblioteche personali dei sovrani, numerose edizioni del piemontese Giovanni Battista Bodoni,  una ricchissima ed eccezionale raccolta di periodici di antico regime e la collezione, praticamente in copia unica, delle tesi di laurea sostenute all’Università di Torino a partire dal XVIII secolo.

Carta Qualità dei Servizi

https://bnuto.cultura.gov.it/informazioni/1977-2/

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