La mostra, pensata come cardine del programma
culturale per le celebrazioni del trecentocinquantesimo
anniversario della nascita di Sebastiano Ricci, promosse dalla
Regione del Veneto e dalla Fondazione Giorgio Cini tramite il
Comitato Regionale appositamente istituito, riunisce una serie di
opere d’arte legate alla problematica del
‘bozzetto’ (dipinti, sculture, disegni), in grado di
rappresentare un aspetto originale del genio multiforme e
spettacolare dell’arte del pittore bellunese.
Gli studi specialistici sono concordi
nell’attribuire a Sebastiano Ricci un ruolo fondamentale di
precursore e interprete aggiornato del rococò
nell’arte italiana ed europea, grazie al largo raggio di
attività che gli consentì di estendere presso le
corti e i centri culturali d’Europa il suo magistero e la
felicità virtuosistica di un linguaggio capace di
intercettare le esigenze di cambiamento nel gusto agli inizi del
XVIII secolo.
La parte preponderante dell’esposizione
sarà dedicata all’arte del bozzetto e del modelletto,
in cui Sebastiano Ricci non solo è maestro ai massimi
livelli, ma è geniale innovatore: con la lettera di
Sebastiano a Giacomo Tassi del 14 novembre 1731 è
consuetudine far iniziare quell’inversione di valori che vede
passare la preminenza estetica dell’opera d’arte dalla
sua versione ‘finita’, deliberatamente finalizzata alla
fruizione del pubblico, al bozzetto, l’elemento preparatorio
destinato usualmente a rimanere all’interno
all’atelier. La frase conclusiva che Sebastiano rivolge al
suo committente, «sappia di più, che questo picciolo
è l’originale, e la pala d’altare è la
copia», inaugura una prassi che avrebbe avuto in seguito
grande successo tanto da contagiare buona parte della critica
novecentesca.