La Soprintendenza
speciale per i beni archeologici di Roma allestisce al
secondo ordine dell’Anfiteatro Flavio la
mostra Rovine e rinascite dell’arte in
Italia. Promossa dal Comitato nazionale per
le celebrazioni del centenario del primo regolamento di tutela
(1909–2009), l’esposizione affronta il
tema della salvaguardia del paesaggio e dei beni culturali in
Italia. Si parte dai primi provvedimenti ottocenteschi,
per arrivare ad una riflessione sul concetto di tutela ai giorni
nostri, quanto mai attuale dopo le restituzioni di opere da musei
stranieri e i numerosi ritrovamenti di reperti trafugati, oltre
alle importanti iniziative di restauro per la conservazione del
patrimonio.
È attraverso sessanta opere, provenienti
dai maggiori musei italiani e stranieri, che
vengono illustrate le conquiste e i progressi compiuti nel
nostro paese in difesa del patrimonio artistico ricordando, quindi,
il primo provvedimento organico di tutela: la
Legge 20.6.1909, n. 364, dove si riconoscono i
principi tuttora in vigore nell’attuale legislazione, e
cioè il Codice dei beni Culturali e del Paesaggio, D.Lgs. 22
gennaio 2004, n.42 (con successive modifiche e integrazioni).
Uno dei punti fondamentali della legge del 1909 è il
riconoscimento del prevalente interesse pubblico delle opere
d’arte e d’antichità, enucleando i principi
dell’inalienabilità per le cose appartenenti allo
Stato e agli Enti pubblici insieme al divieto di esportazione,
qualora questa costituisca un danno per la Storia e l’Arte
della Nazione. Principi, poi, ribaditi dalla Costituzione.
Infatti, nel 1948 l’importanza della tutela, e insieme ad
essa della promozione e della conoscenza del paesaggio e del
patrimonio storico artistico, fu dettata dall’art. 9 della
Costituzione repubblicana. A livello europeo, invece, una serie di
convenzioni internazionali suggerivano norme per la protezione dei
beni culturali in caso di conflitti armati. Ai regolamenti si
affiancò, nel secondo Novecento, una significativa presa di
coscienza da parte della collettività, scaturita
sull’onda emozionale della ricostruzione, dei restauri e dei
recuperi dei beni trafugati durante la Guerra. In seguito, episodi
come la straordinaria impresa degli “angeli del fango”,
accorsi da tutto il mondo per salvare i tesori di Firenze inondata
dall’alluvione del 1966, hanno contribuito a scrivere
importanti pagine della storia della tutela.
Tra le opere esposte si annoverano numerosi
capolavori, come l’Arringatore dal Museo
Archeologico di Firenze, alcuni frammenti delle metope di Selinunte
da Palermo, le statue di filosofi dal Gruppo della “galleria
dei sapienti” del giardino Ludovisi provenienti dalla Ny
Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e dall’ambasciata Usa di
Roma, il rilievo con la Nascita di Bacco da Budapest,
l’Hestia Giustiniani dalla collezione Torlonia, la bellissima
Niobe della Villa dei Quintili, per la prima volta esposta accanto
alla sua testa identificata di recente in Polonia.
L’esposizione si articola in sei sezioni. La
prima, “Alle origini della
tutela”, costituisce una sorta di
prologo storico: dal Medioevo all’Ottocento
preunitario si assiste ad un mutevole atteggiamento nei confronti
dell’antico. Distruzioni, razzie, dispersioni, ma anche uso
consapevole del bene pubblico. Un esempio in tal senso è
costituito dai frammenti delle metope di Selinunte che non poterono
essere trasportati al British Museum proprio in virtù delle
leggi preunitarie.
La seconda sezione, intitolata
“L’unita’
d’Italia e l’educazione
nazionale”, si sofferma
sull’ultimo trentennio dell’Ottocento, periodo in cui
fu notevole l’impegno dello Stato italiano
nell’acquistare opere d’arte, acquisire terreni per
avviare estese campagne di scavo, organizzare musei. Uno
sguardo particolare, in questa sezione, è rivolto a Roma,
capitale e crocevia di nuovi modelli di tutela e di antichi costumi
antiquari. Tra le sculture esposte in questa sezione, la
riunificazione di un gruppo di statue di filosofi e di sapienti,
dal Seicento esposti insieme nel giardino dei Boncompagni Ludovisi.
Dopo la vendita allo Stato della collezione nel 1901, quattro di
essi rimasero nella proprietà – oggi sede
dell’ambasciata U.S.A. a Roma – mentre il quinto
componente del gruppo fu venduto a Copenaghen tramite il mercato
antiquario.
“Il progresso del
Novecento” è il titolo della terza
sezione dedicata alle leggi di tutela del 1902,
1909 e 1939 e agli sforzi compiuti dal
Governo italiano per far prevalere l’interesse pubblico,
esercitando, dove possibile, il diritto di prelazione ancora oggi
noto come vincolo di tutela. Tra gli esempi, la splendida
Hestia Giustiniani, prestito del principe Torlonia e l’Atena
Ilias da Pratica di Mare, esposta per la prima volta dopo un
attento restauro, e un’eccezionale scultura in terracotta
rinvenuta nel 2003 presso il lago del Fucino, scelta come immagine
della mostra.
Nella quarta sezione, intitolata “La propaganda
fascista e la guerra”, sono esposte opere che
rappresentano alcuni aspetti dell’epoca, come le mostre a
scopo propagandistico (statua delle dea Roma). Nella stessa
sezione, poi, si illustra la distruzione prodotta dalla Seconda
Guerra Mondiale con spoliazioni, razzie, vendite illegali, ma anche
con l’attività di chi rischiò la vita per
proteggerle o recuperarle (Apollo bronzeo di Pompei). Alla fine
della sezione era prevista l’esposizione della Venere di
Cirene, simbolo della disponibilità dell’Italia a
restituire le opere di cui si è impossessata illegalmente
nelle colonie, poi consegnata alla Libia il 30 agosto di
quest’anno.
La quinta sezione, “L’evoluzione dei
principi di tutela”, si focalizza sugli
anni della ricostruzione fino ad arrivare agli anni
Ottanta. In questi decenni si è assistito al
recupero delle opere in vario modo danneggiate dalla guerra e
all’introduzione di nuovi, innovativi principi, fra cui il
valore di civiltà dei beni culturali che, come tali, devono
essere trasmessi alle generazioni future. Fra le opere da
segnalare, il recente abbinamento della statua acefala di Niobe,
rinvenuta nel 2005 alla Villa dei Quintili sulla via Appia Antica,
con la sua testa ritrovata ed esportata nel Settecento e ora
identificata in Polonia. Altro tema affrontato in questa sezione
quello delle grandi calamità, come terremoti e alluvioni,
che hanno visto lo sforzo comune fra istituzioni, associazioni e
collettività per la tutela delle opere d’arte. In
mostra il gigantesco leone di Val Vidone, vittima
dell’alluvione di Firenze del 1966, e il quattrocentesco
Vesperbild, recuperato tra le macerie del Duomo di Gemona dopo il
terremoto del 1976.
Infine, nell’ultima sezione
“Controtendenze: la tutela
oggi”, uno sguardo al futuro.
Il nuovo millennio si è aperto con accordi di
collaborazione fra istituzioni italiane ed estere al fine
di combattere il mercato clandestino delle opere d’arte e di
offrire possibilità di prestiti a lungo termine fra musei di
diversi paesi. Un esempio per tutti: i frammenti del rilievo con il
mito di Efesto di cui due appartengono al Museo archeologico di
Ostia antica e altri due agli Staatliche Museen di Berlino, ma
concessi in comodato al museo ostiense per poter ammirare
l’opera nella sua completezza.
Chiude la mostra uno dei recenti recuperi del Nucleo per la
tutela del patrimonio archeologico dei Carabinieri, mentre
a corredo della mostra titoli di giornali e foto
d’epoca (tratte dalla fototeca storica
dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia
dell’Arte) dimostrano l’orgoglio e la
sensibilità nazionali verso i temi della tutela del
paesaggio e del patrimonio culturale italiano.
Il catalogo bilingue, edito da Electa, è una guida alla
mostra. Seguendo le singole sezioni, tutte le opere sono
accompagnate da una scheda scientifica che ne illustra la storia,
rispetto all’evoluzione dei principi di tutela.
Data Inizio:
02/10/2008
Data Fine: 15/02/2009
Costo del biglietto: 11,00 euro (Il biglietto
consente l’accesso anche alle aree del Palatino e del Foro
romano)
Prenotazione: Facoltativa
Città: Roma
Luogo: Colosseo
Indirizzo: ingresso sul lato verso il Colle Oppio,
fornice 30
Provincia: Roma
Regione: Lazio
Orario: Inaugurazione: 2 ottobre ore 18.00
aperture:
8.30 - 18.30 dal 3 ottobre al 27 ottobre
8.30 - 16.30 dal 28 ottobre al 15 febbraio
Chiuso 1 gennaio, 25 dicembre.
Telefono: 06.39967700