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Apertura e mobilità del Medioevo europeo

All'Accademia delle Scienze di Torino mercoledì 25 gennaio si terrà la conferenza.

Mercoledì 25 gennaio si terrà la seconda conferenza de I Mercoledì dell'Accademia. Il Prof. Giuseppe Sergi (Università di Torino), tratterà il tema "Apertura e mobilità del Medioevo europeo".

Ore 17.30, ingresso da Via Accademia delle Scienze, 6 

La storiografia tradizionale insisteva sulla decadenza strutturale del sistema viario romano: è il solo aspetto che risulta confermato nella ricerca medievistica degli ultimi decenni.
Il fatto che non esistessero più grandi strade lastricate (viae stratae, appunto), non significa tuttavia che nel medioevo ci fosse un rallentamento della circolazione degli uomini. Fasci di strade parallele più strette e per lo più sterrate, aree di strada corrispondenti a direzioni di flusso non facili da cartografare, sistemi di capillari più locali erano al servizio di una mobilità comunque accentuata e caratterizzata da una forte opzionalità dei percorsi.
La grande fama dei pellegrinaggi medievali ha fatto talora supporre che esistessero strade specializzate in viaggi penitenziali e devozionali: non è così. Nelle «aree di strada» viaggiavano indistintamente pellegrini, mercanti, armati, conduttori di greggi e monaci-intellettuali.
La strada medievale non è da considerare, dunque, come elemento stabile del paesaggio che condizionava l'attività costruttiva: sono in completa crisi le interpretazioni secondo cui la maggior parte dei castelli nasceva a presidio dei luoghi di passaggio, o le ricostruzioni che supponevano ‘linee' di edifici religiosi posti lungo le vie dei pellegrini.
I poteri di maggior livello - regi soprattutto - si impegnavano a tutelare i passaggi obbligati: è il caso dei valichi alpini maggiori, quelli più nettamente tagliati nella catena montuosa.
In questo quadro - meno comodo ma più mosso e variabile rispetto all'impero romano e agli stati moderni - i contatti fra regioni lontane d'Europa sono stabilmente intensi. I viaggi più noti, perché celebrati dai cronisti, sono quelli dei re alla guida di eserciti o dei maggiori intellettuali che si spostavano fra biblioteche monastiche, scuole delle cattedrali, corti principesche.
Ma al di sotto di questa mobilità di vertice c'è un tessuto costante di comunicazioni e contatti: i protagonisti erano funzionari pubblici, nobili alla ricerca di punti di radicamento sempre nuovi, chierici e monaci in movimento fra una pluralità di enti religiosi, maestri impegnati in diverse sedi universitarie, podestà che mettevano la loro professionalità al servizio di vari comuni, mercanti che mantenevano le connessioni fra mercati settimanali e fiere annuali.
La stessa economia altomedievale, che gli studi fra Otto e Novecento ritenevano «chiusa» e fondata sul baratto (con un'idea sbagliata purtroppo ancora oggi prevalente nella cultura diffusa) era invece aperta e monetaria. 

Per ulteriori informazioni sui prossimi convegni il link al sito dell'Accademia delle Scienze >>>


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