Presentazione |
Il Comitato Nazionale dell' Università dei Marmorari di Roma
vuole celebrare il VI centenario della sua fondazione, 1406-2006,
come più antica corporazione artigiana d'Italia che oggi si
crede comunque derivante direttamente dalla grande tradizione
marmoraria della Roma classica. Il gusto e la passione per il marmo
bianco o colorato usato come ornamento di case, di ville e di
templi, non è nato con Roma ma è con essa che ha
raggiunto il momento del suo massimo apogeo. I marmi nell'
antichità erano infatti considerati un bene di lusso ed
erano quasi sempre riservati ai grandi edifici pubblici, ai palazzi
e alle ville imperiali, alle abitazioni di città e di
campagna delle grandi famiglie senatorie e dei ricchi liberti
romani. La diffusione delle pietre policrome a Roma fu rapidissima
e durò quasi quattrocento anni, fino alla fine del III
secolo, quando, a causa della diminuzione degli scavi e del
dissesto politico ed economico che gravava sull' Impero, esso
cominciò fatalmente a diminuire. Nel frattempo il buio dei
secoli di mezzo vive di saccheggi, di spogli e di riusi. Il
reimpiego dei materiali lapidei colorati prosegue ininterrotto dal
periodo imperiale fino al Medioevo, dal Rinascimento al Manierismo,
per poi esplodere di nuovo con il Barocco e il Rococò in
gran parte della penisola. Nessuna interruzione si ha nell'uso e
nel riuso perfino nel periodo Neoclassico e nel XIX secolo. L'arte
del riuso nel Medioevo vede protagonisti i marmorari romani
concentrati soprattutto nella decorazione di chiese e suppellettili
presbiteriali che non trovano riferimenti diretti nell'architettura
romana del passato. La peculiarità della maniera
"cosmatesca" che dominò incontrastata sulla scena artistica
dell'Italia centro-meridonale per circa duecento anni, contribuisce
ad avallare la teoria secondo la quale tra il XII e il XIII secolo
nell'Urbe si crearono i presupposti per la nascita e lo sviluppo di
una vera e propria “scuola” di maestri marmorari.
L'esistenza di una corporazione di "artisti del marmo",
probabilmente discendente da corporazioni simili presenti in epoca
Imperiale, è documentata a Roma, vera e propria associazione
di categoria la cui tradizione si era conservata durante tutto il
Medioevo. Fu proprio in questo periodo infatti, che ebbe la sua
massima diffusione la tradizione artigiana di scalpellini,
architetti, scultori, ornatisti e mosaicisti romani, noti
genericamente con il nome di "cosmati". Essi vivevano e
prosperavano riusando tutti gli elementi architettonici degli
edifici di Roma antica con risultati artistici di grandissimo
interesse e qualità. Risale al 1406 la fondazione ufficiale
del sodalizio economico di questi artisti del marmo che prende il
nome di "Università dei Marmorari di Roma". Originariamente,
all’Università appartenevano solo i marmisti, ma in
seguito vi furono aggregati anche abbozzatori, lapicidari,
ornatisti, scalpellini, scultori, squadratori, statuari e
tagliapietre. Dopo varie vicissitudini durate cinquecento anni, nel
1906 durante una solenne assemblea, la Corporazione riprese il nome
di Università dei Marmorari di Roma. Lo Statuto redatto in
quell’occasione è tutt’ora vigente. In occasione
del VI centenario del sodalizio, l'istituzione di un Comitato
celebrativo si pone l'obiettivo di tutelare gli interessi di questa
classe, promuovere, divulgare e proteggere lo sviluppo di questa
arte pluricentenaria, tenendo conto della tradizione artigiana
della Corporazione e del materiale lapideo stesso. Quest'ultimo,
ancora poco conosciuto se non dagli studiosi è stato
promosso tramite la fortunata mostra sui "Marmi Colorati della Roma
Imperiale" (Roma 2002), con l’intento di mostrare
l’originale volto della Roma Antica, civiltà che si
identifica e si racconta attraverso i marmi policromi.
Il programma redatto per le celebrazioni ripercorre le tematiche
fondamentali dell’istituzione dell’Università
dei Marmorari di Roma (1406), la sua storia, la tradizione, fino
all’odierna attività e produzione artistica,
sapientemente tramandata da generazioni di artigiani Marmorari. Si
propone inoltre, di proseguire le attività della più
antica Corporazione artigiana d’Italia ancora vitale ed
operante, con l’impegno di promuovere e sviluppare la
produzione artistica marmoraria e tramandare la competenza nel
restauro e nella lavorazione dei materiali lapidei antichi.
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