
In territori tra i più defilati della Sardegna cinquecentesca, videro la luce alcuni dei dipinti più enigmatici della pittura mediterranea. Per niente iberici e polemicamente rivolti alla maniera moderna italiana, essi aprono una serie di interrogativi sulla provenienza del loro artefice, per convenzione chiamato Maestro di Ozieri. Ecco la fulminea annotazione che gli dedicò Federico Zeri: si potrà definire il Maestro di Ozieri un pittore sardo nella stessa misura in cui Chopin può dirsi risolto nell’etichetta di compositore polacco. Quale poteva essere, dunque, la reale identità artistica del pittore? E costruita a partire da quali influssi?
Il volume, attraverso un’analisi sistematica, indaga la sintesi originale dei rimandi contenuti nei suoi dipinti e inserisce la figura del loro autore in una visione più ampia, oltre i confini dell’Isola, verso un “Mediterraneo allargato” all’Europa continentale e ai flussi di invenzioni e modi fiamminghi che si irradiano dal Nord dell’Impero di Carlo V. La sua opera rivela dunque un continuo lavorio su molteplici stimoli, all’incrocio di correnti stilistiche geograficamente assai distanti.