Storia |
Venne aperta al pubblico nel 1742 nei locali situati sotto la Specola astronomica. Sin dal 1823 ha sede nel palazzo quattrocentesco della Sapienza di cui occupa le ali poste a nord ovest del piano nobile, dove sono situati i locali destinati all'utenza, le sale di consultazione e gli uffici, e le ali a sud ovest del secondo piano, adibite a magazzini librari. Il Palazzo è stato chiuso con Ordinanza sindacale a partire dal 29 maggio 2012 per problemi dovuti alla staticità strutturale e la Biblioteca attualmente offre i sui servizi al pubblico nella sede distaccata di Piazza San Matteo in Soarta, 2. Il primo nucleo librario fu costituito dalla biblioteca privata del Prof. Giuseppe Averani (1662-1738) ricevuto per disposizione testamentaria. Il nucleo originario fu accresciuto, negli anni successivi, con lasciti, doni di privati e con lo smembramento delle biblioteche delle Corporazioni religiose soppresse. Risale al 1757 l’acquisto di circa seimila volumi appartenuti all’erudito fiorentino Anton Francesco Gori di interesse archeologico e antiquario. Nel 1771 furono poi assegnate alla Biblioteca per volontà del Granduca numerose opere della Biblioteca Medicea-Palatina-Lotaringia. Con l’abolizione del Monastero dei Camaldolesi di San Michele in Borgo i manoscritti del padre Guido Grandi ne arricchirono il patrimonio. Ulteriore acquisizione settecentesca fu il piccolo ma prezioso fondo dell’Orto Botanico. Ottocenteschi sono i fondi importanti e pregevoli tra i quali ricordiamo i manoscritti dell'egittologo Ippolito Rosellini (direttore della biblioteca dal 1835 al 1843), i numerosi volumi acquisiti per disposizione testamentaria del Provveditore dell’Università Angelo Fabroni, il fondo costituito a proprie spese da Giuseppe Piazzini dal 1820 al 1832, periodo in cui tenne la direzione della biblioteca, la raccolta filologica di Michele Ferrucci (direttore della biblioteca dal 1848 al 1881), le più recenti biblioteche scientifiche di Filippo Corridi e Sebastiano Timpanaro, le collezioni mediche di Diomede Buonamici e Antonio Feroci e la raccolta storico-letteraria del Prof. Alessandro D'Ancona. Importanti donazioni sono continuate da parte dei professori dell’Università di Pisa e privati cittadini anche in anni recenti. |
Fondi |
FONDI STORICI
Collezione Diomede Bonamici, Collezione Bruno Braschi, Fondo Camici- Roncioni, Biblioteca Francesco Carrara, Fondo Antonio Ceci, Fondo Chiesi Alinari, Collezione Filippo Corridi, Biblioteca Alessandro D’Ancona, Collezione Angelo Fabroni, Biblioteca Antonio Feroci, Collezione Michele Ferrucci, Collezione Francesco Franceschi, Fondo Guido Grandi, Collezione Stefano Monini, Collezione Orsini – Baroni , Collezione Alessandro Paoli, Fondo Giuseppe Piazzini, Collezione Leopoldo Pilla, Biblioteca Giuseppe Puntoni, Collezione Ippolito Rosellini, Collezione Rosselmini- Gualandi, Collezione Luigi Simoneschi, Collezione Alessandro Tartara, Collezione Alessandro Timpanaro, Fondo Orto Botanico o Biblioteca del Giardino dei semplici, Fondo Riviste Cessare, Fondo Sezione Toscana, Fondo Tesi.
FONDI MANOSCRITTI
Tra i manoscritti membranacei posseduti dalla Biblioteca si segnala il Liber Maiolichinus de gestis pisani populi, che narra la conquista pisana delle Baleari nel secolo XII. Ricordiamo anche il manoscritto contenente preghiere datato fra i secoli XIII e XIV, pregevole per le 127 iniziali miniate e, per la sua antichità, un Evangelium secundum Lucam del secolo XII. I manoscritti dell'egittologo e professore dell'Università di Pisa, nonché per un decennio direttore della Biblioteca, Ippolito Rosellini costituiscono, ancora oggi, un indispensabile strumento per gli studiosi di egittologia. Un cenno a parte meritano i sette manoscritti provenienti dal cinquecentesco Orto Botanico pisano contenenti preziose tavole acquerellate con disegni di fiori, piante, animali e prospetti di giardini.
FONDO INCUNABOLI
Tra i 162 incunaboli posseduti meritano particolare segnalazione il De divinis institutionibus di Lattanzio stampato a Roma nel 1468, alcuni bellissimi esemplari di edizioni aldine quali l’Opera omnia di Aristotele del 1495-98, l’Opera omnia del Poliziano del 1498 e, tra quelli illustrati, il famoso De re militari di Valturio stampato a Verona nel 1472, il Dante di Niccolò della Magna stampato a Firenze nel 1481 con le incisioni di Baccio Baldini su disegni del Botticelli e il Tito Livio di Giovanni Vercellese stampato a Venezia nel 1493 ornato da 240 eleganti xilografie.
FONDO TESI
Il fondo storico delle Tesi di Laurea composto da circa 20000 tesi manoscritte e dattiloscritte, datate dal 1868 fino alla prima metà del novecento, comprende tra le più significative quelle redatte da personalità politiche ed intellettuali quali Delio Cantimori, Aldo Capitini, Carlo Azeglio Ciampi, Giovanni Gentile, Giovanni Gronchi, Carlo Ludovico Ragghianti, Carlo Rubbia, Enrico Fermi. La tesi di Fermi, ritenuta perduta per anni è stata ritrovata nel 1990. |